23/07/2018

Come funziona una Flipped Classroom

Questo articolo ha l’obiettivo di chiarire come si struttura un’esperienza di Flipped Classroom, un metodo di insegnamento in cui, contrariamente all’approccio tradizionale, i contenuti sono studiati a casa dallo studente attraverso materiali multimediali, mentre il tempo in classe è dedicato ad attività laboratoriali e collettive volte al consolidamento di quanto appreso autonomamente.

La messa in pratica della Flipped Classroom consiste in due macro-momenti, entrambi fondamentali per la buona riuscita dell’esperienza: il primo momento prevede la sensibilizzazione di studenti e genitori sul progetto da attuare, la cura delle risorse e dei contenuti multimediali e la formazione tecnologica degli insegnanti; il secondo momento consiste nella messa in pratica vera e propria della nuova metodologia.

Affinché l’esperienza della “classe rovesciata” risulti positiva per tutte le persone coinvolte, è necessario che genitori e alunni siano sensibilizzati riguardo a tutte le novità cui andranno incontro. Quella della Flipped Classroom è infatti un’esperienza di insegnamento diametralmente opposta a quella tradizionale e richiede la cooperazione attiva, specialmente nella scuola primaria, del genitore. Il tipo di supporto da fornire ai propri figli è infatti molto distante dal tradizionale aiuto nei compiti.

Anche il ruolo dell’insegnante subisce un cambiamento notevole: in questo nuovo approccio diventa un tutor, impegnato a coordinare una serie di attività, perlopiù collettive, piuttosto che a dispensare contenuti attraverso una lezione frontale. Anche la strumentazione didattica a disposizione dell’insegnante cambia radicalmente, il libro di testo cartaceo viene sostituito da una varietà di strumenti digitali che richiedono, ovviamente, una preparazione accurata.

 

 

Esempi di Flipped Classroom

La seconda fase, che potremmo definire operativa, riguarda l’attività scolastica vera e propria e si struttura nei seguenti momenti:

 

  • Assegnazione allo studente dei contenuti digitali (che corrispondono alla tradizionale lezione frontale): powerpoint, video, slide, quiz e test di autovalutazione. I contenuti sono visionati e studiati a casa, autonomamente.
  • Attività in classe: agli studenti sono forniti gli spazi per chiedere spiegazioni e fugare perplessità. Parte del tempo viene dedicata ad attività di gruppo attraverso cui consolidare e mettere in pratica, anche creativamente, quanto appreso. L’insegnante interviene quando necessario per mediare e/o coordinare.
  • Peer tutoring (letteralmente “assistenza fra pari”): gli studenti più competenti si mettono a disposizione della classe per facilitare i compagni nella comprensione e nell’assimilazione di contenuti ostici. Questa pratica rafforza il gruppo-classe e favorisce l’autogestione e l’autonomia degli allievi.