03/09/2020

Cosa è l’educazione alimentare

Chi pensa che il compito della scuola sia quello di educare gli studenti esclusivamente in riferimento alle materie studiate sui libri si sbaglia di grosso: i ragazzi trascorrono gran parte del loro tempo in aula e da ciò non può che derivare una responsabilità intrinseca nel contribuire alla loro formazione a 360 gradi, per crescere sia all’interno che all’esterno delle mura scolastiche. In tal senso, l’educazione alimentare è uno dei tasti dolenti di ogni istituto italiano, seppur il nostro Paese sia universalmente riconosciuto per una cultura del cibo particolarmente sviluppata. Ad oggi i dati dicono che l’Italia è al primo posto in Europa per obesità infantile, dato preoccupante se si pensa alla grande importanza conferita dalle istituzioni al consumo consapevole e sostenibile di cibo e risorse. I motivi sono da ricercare nell’eccessivo consumo di carboidrati di cui la nostra dieta è ricca, ma anche di grassi e zuccheri che i più giovani consumano in quantità attraverso bevande e merendine. Come se non bastasse, rispetto al passato è aumentata considerevolmente la sedentarietà dei più giovani, che rispetto a prima preferiscono il divano e i videogiochi ai campetti di calcio ed il nascondino in strada. Il problema maggiore, infatti, non è soltanto la mancanza di consapevolezza della qualità del cibo consumato, ma anche l’assenza di attività fisica costante per tenersi in forma e bruciare le calorie assunte. I destinatari principali di queste indicazioni sono, in primis, i genitori: sta a loro, infatti, provvedere ad una dieta regolare per l’intera famiglia, creando le giuste abitudini e trasmettendole così anche ai loro figli. La scuola, dunque, può e deve svolgere un ruolo di divulgazione, dove il cibo venga considerato come vera e propria materia di studio e rinforzi ancor di più il legame che esiste tra gli studenti e le loro famiglie.  

Obiettivi dell’educazione alimentare

Gli obiettivi dell’educazione alimentare consistono, come detto, nel creare una piena consapevolezza del cibo assunto, comprendendone gli effetti sul proprio organismo ed imparando a riconoscerne la qualità, senza trascurare infine l’importanza di associare ad una corretta alimentazione la giusta dose di attività fisica. Questi obiettivi si possono raggiungere lavorando principalmente sul nucleo familiare più che sul singolo ragazzo: l’input sulla tipologia di cibo consumato e sulla quantità deriva principalmente dai genitori i quali, se sensibilizzati alla problematica, potranno senza dubbio aiutare i figli nel assumere le giuste abitudini alimentari. Sarebbe assurdo pensare che un ragazzino, debitamente istruito a scuola, rifiuti una merendina offerta dalla madre chiedendole in cambio una mela. Lavorare sui genitori deve dunque essere la priorità anche per quanto riguarda uno stimolo interno a praticare sport: oltre ad essere essenziale per mantenere un giusto equilibrio fisico, risulta fondamentale anche per i rapporti sociali del ragazzo, il quale imparerà concetti fondamentali come il gioco di squadra, la sportività, l’agonismo e la capacità di saper vincere e perdere. Ultima, ma non per importanza, vi è l’attenzione alla sostenibilità ed il consumo razionale del cibo e dei prodotti in generale: pur vivendo nell’epoca del consumismo e degli sprechi, la scuola ha modo di lavorare sull’atteggiamento e la capacità di pensiero dei più giovani per preservare e gestire al meglio ciò che la natura, unita al contributo umano, ha da offrire, evitando consumi spropositati e superflui. Da questi pilastri, partendo dai genitori ma sensibilizzando di pari passo direttamente i ragazzi, il lavoro per un futuro migliore può partire senza dubbio anche dai banchi di scuola.

Come insegnare l’educazione alimentare

Il lavoro in classe deve chiaramente essere in grado di attirare l’interesse e la curiosità dei ragazzi: è sicuramente utile spiegare i vantaggi di un’alimentazione corretta, ma risulta molto più complesso far capire che ciò che è particolarmente buono non necessariamente faccia bene all’organismo. Molto più immediato può essere, invece, il riferimento ad esempi concreti di miglioramento della salute o di performance da parte di chi assume una determinata qualità di cibo, esempi che magari possono rimanere più impressi nella mente di un ragazzo che ha intenzione di raggiungere un certo obiettivo. Diverso è il discorso per i genitori, veri e propri destinatari del lavoro educativo: loro sono i primi a dover adattare le abitudini alimentari e modificarle in base alle esigenze, creando una solida base per costruire poi quella che sarà la dieta del ragazzo. Da loro dovrà arrivare anche lo stimolo verso la pratica sportiva, stimolo che però può essere rinforzato in ambito scolastico grazie a strutture predisposte all’attività motoria, personale qualificato ed eventi tali da coinvolgere anche i ragazzi meno predisposti allo sport in generale. Più che la tecnologia, di cui al giorno d’oggi è difficile fare a meno, è la sedentarietà il nemico da combattere, magari spingendo i ragazzi ad integrare una sessione di gioco al pc con una bella passeggiata in parco o una partita con gli amici.

Dalla scuola alla famiglia: l’educazione alimentare deve dunque seguire un unico filo conduttore, al cui capo il ragazzo può carpire tutte le informazioni e gli stimoli di cui a bisogno per migliorare il suo stile di vita e guardare con ottimismo al futuro.