22/08/2018

I Disturbi Specifici di Apprendimento (DSA) e la scuola primaria

Negli ultimi anni gli studi clinici e la ricerca scientifica sul tema dei DSA (Disturbi Specifici di Apprendimento) si sono moltiplicati. Si può notare una preponderanza di letteratura clinico-scientifica in materia, a scapito di pubblicazioni a carattere pedagogico-didattico. Questa preponderanza ha avuto come conseguenza uno spostamento del baricentro in ambito clinico, e la presa in cura di alunni affetti da DSA è stata nella maggior parte dei casi delegata a specialisti esterni.

Senza voler negare l’utilità dell’approccio clinico e neuroscientifico al trattamento dei DSA, nell’ultimo periodo la prassi pedagogica si orienta verso una “riappropriazione” di competenze educativo-didattiche da parte degli insegnanti. L’intervento di psicologi, logopedisti e neuropsichiatri è fondamentale, ma deve essere effettuato in sinergia con il personale educativo della scuola nella sua integrità. Ricordiamo che uno dei capisaldi della didattica inclusiva è la messa in pratica di una metodologia partecipativa che non isoli gli alunni in difficoltà dal contesto della classe.

Il lavoro svolto nella scuola primaria è fondamentale per la diagnosi e il trattamento ottimale dei DSA: la diagnosi può infatti essere formulata con certezza alla fine della seconda classe della scuola primaria.

La preparazione del corpo docente e la presenza di figure specializzate e competenti cui far riferimento può fare la differenza per il percorso scolastico e di crescita individuale dell’alunno. Molto spesso infatti la mancata diagnosi di DSA, oltre a compromettere il percorso d’apprendimento dell’alunno, può causare gravi problemi di autostima: il bambino viene erroneamente considerato pigro, fannullone, svogliato.

Qual è il modo corretto che il team docente deve attuare in caso di alunni con DSA? Innanzi tutto si deve evitare, al mostrarsi dei primi segni di difficoltà, di caricare l’alunno di un’eccessiva mole di lavoro. Il sovraccarico, lungi dall’aiutare, aggraverà la situazione facendo sentire l’alunno ancora più inadeguato e sotto pressione.

È fondamentale permettere al bambino di assecondare i propri ritmi di apprendimento e il proprio stile cognitivo: gli obiettivi educativi e didattici devono essere flessibili e modellarsi sulla storia personale del bambino. Inoltre è importante gratificare il bambino a ogni successo, anche piccolo. Altrettanto importante è, come abbiamo visto, non isolare l’alunno dal contesto classe, ma affiancare alla parte di didattica individualizzata una parte di studio comune a tutta la classe.