20/07/2018

Il Blended Learning

Fra le molte proposte che negli ultimi anni coniugano innovazione tecnologica e nuove metodologie d’insegnamento, l’approccio Blended Learning (apprendimento misto) ne rappresenta certamente il cardine.

Il Blended Learning infatti è una metodologia d’insegnamento che combina risorse online e supporti tecnologici con la presenza attiva dell’insegnante, dando così forma a molte variabili innovative per la didattica tout court.

L’obiettivo principale è quello di creare un ambiente di apprendimento maggiormente personalizzato e flessibile, adatto alle esigenze di tutti gli alunni.

Attraverso l’utilizzo di piattaforme e programmi online, di cui ci occuperemo in particolare in alcuni prossimi articoli sul tema, gli insegnanti sono in grado di mettere a disposizione degli studenti e delle studentesse tutto il materiale di cui hanno bisogno, utilizzabile perciò al di fuori dell’orario scolastico. In questo modo è possibile ridistribuire in modo diverso i carichi di lavoro fra casa e la classe, come nella Flipped Classroom, e proporre attività alternative alla canonica lezione frontale, al fine di sfruttare a pieno il tempo a disposizione a scuola.

 

Gli alunni e le alunne nella Blended Classroom

 

Uno dei problemi principali dell’insegnamento in classe consiste nel fronteggiare la diversità che ovviamente esiste fra uno studente e l’altro. Spesso la soluzione adottata dal corpo insegnante è quella di cercare una via di mezzo per l’andamento della classe. Grazie ai contenuti e ai percorsi didattici online, alunni e alunne possono muoversi e regolare lo studio secondo le loro esigenze.

Chi è familiare con l’argomento, ad esempio, può navigare rapidamente tra i materiali messi a disposizione, chi è in difficoltà invece può prendersi più tempo, mettere in pausa nei punti più critici e appoggiarsi nel frattempo ad altre fonti di supporto. Ciò significa anche poter seguire il programma didattico nei momenti di maggior concentrazione: sappiamo infatti che le attività e le esigenze dei ragazzi e delle ragazze fuori dall’orario scolastico non sono uguali per tutti.

Questo vale anche per gli studenti con DSA (disturbi specifici dell’apprendimento) o BES (bisogni educativi speciali), che a maggior ragione possono fruire in maniera continuativa e personalizzata del materiale, cosa che nell’ora di spiegazione in classe non è possibile.

Non solo, ma in questo modo si riesce a dare continuità al lavoro svolto in classe, dove poi si potrà successivamente avere ulteriori conferme o spiegazioni riguardo ai concetti studiati. Spesso infatti ciò che si apprende (o si crede di aver appreso) in classe rischia di sfumare confusamente nel lavoro a casa. Svolgere dei compiti specifici in classe invece che a casa permette di avere a disposizione l’insegnante per un feedback immediato.

Certamente il modo migliore per far funzionare questo metodo è cercare una cooperazione attiva fra docenti e alunni, e possedere competenze adeguate nell’utilizzo dei supporti tecnologici della didattica. In questo punto critico e fondamentale si uniscono le innovazioni in campo tecnologico e didattico, che continueremo a proporre e analizzare nei prossimi articoli.