11/08/2020

Fondi‌ ‌Edilizia‌ ‌Scolastica

La condizione di arretratezza degli edifici scolastici al giorno d’oggi resta una problematica gravosa e pressante per Governo ed enti locali, i quali provano ormai da anni a strutturare un piano di interventi atto a consolidare la sicurezza delle strutture e implementarne le funzionalità. La questione della sicurezza è sicuramente prioritaria: la maggior parte degli edifici è stata costruita prima degli anni 50, con metodi differenti da quelli attuali e soprattutto non tenendo conto di norme e procedure atte a preservare le strutture, ad esempio, da sismi ed incendi. La particolare propensione del nostro territorio ad essere vulnerabile in caso di calamità naturali ha messo più volte a nudo le difficoltà strutturali dell’edilizia scolastica italiana, con la conseguente non agibilità di numerosi sedi lungo tutta la penisola. Oltre al problema sicurezza vi è quello dello sviluppo tecnologico: gli edifici scolastici devono essere adeguati all’insegnamento del nuovo millennio fatto di rete internet, laboratori e spazi dediti a discipline sportive ed artistiche. Il Covid-19 ha posto, inoltre, la questione del distanziamento sociale e dell’adeguamento degli spazi alle nuove necessità per poter ripartire con l’insegnamento in presenza senza alcun tipo di rischio. La chiusura delle sedi scolastiche durante il lockdown ha offerto una grande possibilità al Governo per poter stanziare un gran numero di fondi e semplificare al contempo la possibilità agli enti locali di poterli tempestivamente utilizzare: manutenzione straordinaria ed interventi di edilizia leggera sono diventati sin da subito una concreta realtà, senza dimenticare piani e fondi già stanziati negli anni scorsi per l’ammodernamento degli impianti e per la prevenzione di sismi ed incendi. L’occasione è stata colta al volo e l’edilizia scolastica ha ricevuto un ruolo di riguardo in ognuno dei decreti emanati nel periodo dell’emergenza. Tirando le somme, dunque, quali sono i piani e i fondi stanziati per poter intervenire concretamente nel campo dell’edilizia scolastica italiana?

Decreto‌ ‌Legge‌ ‌6/2020‌

Un primo passo in avanti verso uno snellimento delle procedure di applicazione dei progetti di riqualificazione edilizia si è avuto con la conversione del Decreto Scuola nella legge n. 41 del 6 giugno 2020: con l’articolo 7-ter di fatto si attribuisce fino al 31 dicembre a sindaci e presidenti di provincia i poteri in precedenza conferiti ai commissari straordinari, derogando in tal modo il Codice Appalti ed accelerando di conseguenza l’attuazione delle attività in vista della ripresa delle lezioni.Nel dettaglio, gli enti locali sopra nominati hanno la possibilità di rielaborare ed approvare progetti non ancora appaltati collaborando direttamente con i provveditorati interregionali alle opere pubbliche, intervenendo inoltre direttamente in caso di occupazione ed espropriazione di aree interessate dai lavori, avvalendosi della sola presenza di due rappresentanti del territorio coinvolto.Sindaci e presidenti di Provincia possono quindi prendere tutte le decisioni necessarie ad avviare attività o far proseguire interventi sospesi, avendo inoltre il compito di vigilare sul corretto svolgimento dei lavori e sul rispetto delle scadenze. La Legge prevede infine la possibilità per le figure in evidenza di partecipare alle conferenze di servizi anche attraverso un proprio delegato, oppure invitando soggetti privati in caso di necessità.In poche parole, maggiore potere agli enti locali che conoscono bene le problematiche del territorio, abbattendo gli ostacoli burocratici e facilitando l’accesso ai fondi per poter intervenire con maggiore tempestività. 

‌Cura‌ ‌Italia‌

Il problema della chiusura degli istituti scolastici a causa del Covid-19 ed i conseguenti interventi per la futura riapertura sono diventati centrali nel Decreto Legge “Cura Italia”, con il quale è stato previsto uno stanziamento di 43,5 milioni nell’intero anno 2020 da utilizzare in tutti gli edifici scolastici pubblici per la dotazione di dispositivi di igiene e protezione personale, oltre a materiali per la pulizia straordinaria dei locali. L’accesso ai fondi è stato successivamente esteso a tutte le scuole (anche private e paritarie) del territorio italiano con il decreto di attuazione n.186 26/2020, che ha specificato nel dettaglio i criteri di assegnazione delle risorse in base alla tipologia dell’istituto ed alla consistenza numerica di personale ed alunni. Per quanto riguarda gli istituti paritari, i fondi verranno devoluti agli uffici periferici del Ministero, che avranno il compito di valutare la tipologia di intervento in base alle effettive esigenze della sede scolastica di riferimento. In ogni caso, la quota minima di finanziamento per singolo istituto è stata stimata per circa 500 euro. Gli interventi di pulizia e sanificazione dei locali sono stati avviati subito durante il periodo di lockdown, facendo sì che un effettivo monitoraggio da parte degli enti locali fosse possibile già entro tre mesi dall’emanazione del Decreto. Le attività previste dal “Cura Italia” hanno dunque un’importanza centrale, in quanto primo passo per poter garantire la tutela di studenti e personale dai rischi di un nuovo contagio, assicurando in vista della possibile riapertura degli edifici scolastici la completa applicazione del protocollo di sicurezza già valido in tutti i locali commerciali tornati operativi. 

Piano‌ ‌Scuola‌

‌Se da un lato la sicurezza nelle scuole nel periodo post-lockdown è certamente necessario, non possono certo arrestarsi gli investimenti verso un miglioramento e uno sviluppo delle tecnologie al servizio dell’insegnamento. L’informazione al giorno d’oggi non può fare a meno di una connessione ad internet e, purtroppo, gli edifici scolastici sono tra i locali maggiormente sprovvisti pur essendo i luoghi dove reperire informazioni è inequivocabilmente prioritario. Conscio di questa evidente lacuna, il Governo italiano nella figura del Ministro dell’Istruzione Azzolina, ha previsto uno stanziamento di oltre 400milioni di euro con l’approvazione del Piano Scuola del 5 maggio 2020. Questi fondi verranno impiegati per l’adeguamento dei locali di oltre 32mila edifici dei primi due cicli scolastici (circa l’80% dei plessi) garantendo l’accesso ad internet con connessione veloce. Il finanziamento avrà sostanzialmente un triplice scopo: oltre ai costi strutturali per l’installazione della banda larga, coprirà i costi di connessione per cinque anni e, inoltre, verrà utilizzato per creare dei voucher da devolvere alle famiglie in difficoltà. Questi voucher, quantificati in base all’ISEE delle famiglie, potranno raggiungere una cifra fino ai 500 euro di spesa, da utilizzare per pc, tablet e connessione internet: l’idea è quella di offrire la possibilità a tutti gli studenti di poter restare aggiornati dal punto di vista tecnologico, garantendo allo stesso tempo ai docenti di poter utilizzare un metodo di insegnamento all’avanguardia senza il timore di poter lasciare indietro nessuno.  

Sisma‌ ‌120‌

La particolare posizione e composizione del territorio italiano rende il nostro Paese particolarmente vulnerabile agli eventi naturali di grande portata: eruzioni vulcaniche, alluvioni e soprattutto terremoti da sempre bersagliano l’Italia, mietendo vittime a prescindere dalla capacità umana di poter prevedere e prevenire il fenomeno. Tra le numerose calamità naturali che hanno colpito la nostra penisola, probabilmente i sismi sono i più frequenti e forse i più devastanti: un esempio evidente è quello dello sciame sismico che ha coinvolto Abruzzo, Lazio, Umbria e Marche dall’agosto 2016 fino al gennaio del 2017, che ha causato un enorme quantitativo di danni e soprattutto circa 300 vittime. Gli effetti del sisma sono stati evidenti su abitazioni ed edifici, palesando problemi strutturali di sicurezza e lacune dal punto di vista del rispetto delle norme antisismiche, in particolar modo per quanto riguarda i locali scolastici. Conscio di questo problema, nel maggio del 2019 il Ministero dell’Istruzione ha creato un fondo di 120 milioni destinati esattamente alle quattro Regioni coinvolte dai terremoti del 2016 e del 2017, da utilizzare nella messa in sicurezza degli edifici scolastici, adeguamento antisismico, ricostruzione e nuova costruzione di locali pubblici da adibire ad uso scolastico. Questo fondo è accessibile a tutti gli enti locali delle zone coinvolte, per poter poi investire in favore degli edifici che sorgono all’interno delle zone sismiche 1 e 2. L’accesso al fondo è possibile attraverso candidatura telematica dal sito del Miur, con una graduatoria poi stilata dal Ministero in base ai requisiti previsti dal bando.

Piano‌ ‌Palestre‌

“Mens sana, in corpore sano” era un motto a cui i nostri antenati latini tenevano molto, proverbio che al giorno d’oggi sembra essere in un certo senso passato di moda. Nelle scuole italiane, in alcune zone ancor più che in altre, l’attenzione all’educazione fisica e motoria passa in un certo senso in secondo piano rispetto alle altre discipline, venendo lasciata spesso e volentieri come semplice “ora d’aria” per gli studenti. In realtà, specialmente nei primi anni scolari, i primi passi verso lo sviluppo coordinativo dovrebbero essere seguiti con molta attenzione, portando i piccoli a conoscere gradualmente il proprio corpo e le proprie capacità di movimento. Ovviamente non è sempre così, ma talvolta le iniziative degli insegnanti sono gravemente frenate da limiti strutturali degli edifici scolastici, dotati di spazi per l’attività motoria scarsamente attrezzati o addirittura completamente assenti. La volontà di poter portare le abilità dello studente ad un miglioramento sotto tutti i punti di vista, da quello cognitivo a quello fisico, ha conferito una spinta dal basso nell’intervenire in modo mirato nell’adeguamento delle strutture scolastiche, spinta che ha portato al cosiddetto “Piano Palestre” istituito con il decreto n.94 del febbraio 2019. Il decreto stanzia circa 50 milioni di euro a beneficio degli enti locali, i quali potranno utilizzarli per la messa in sicurezza, la ricostruzione o addirittura la costruzione di palestre e strutture sportive legate ad istituti scolastici pubblici. La tipologia degli interventi è normata nel dettaglio dal decreto, che prevede una procedura di accreditamento telematica attraverso il sito istituzionale del Miur.

Piano‌ ‌Antincendio‌

Nello stesso mese dello stanziamento dei fondi per le strutture sportive, precisamente il 13 febbraio 2019, il Ministero dell’Istruzione ha emanato un ulteriore decreto atto ad intervenire sull’adeguamento degli edifici scolastici alla normativa antincendio. Vista la costruzione della maggior parte dei locali antecedente alla formalizzazione delle norme antincendio attualmente in vigore, gli enti locali spesso non hanno avuto i fondi necessari ad intervenire con perizia, mettendo a regime gli edifici e rendendoli adeguati ai protocolli. Il decreto ha stanziato dunque circa 115 milioni per permettere questa tipologia di attività, con interventi di manutenzione ai sistemi di spegnimento, porte taglia-fuoco, uscite di emergenza e percorsi di fuga necessari per rendere tutti gli edifici con evidenti carenze in tutto e per tutto a norma. Questa somma è stata ulteriormente rimpinguata da un secondo decreto del novembre dello stesso anno: altri 98 milioni sono stati destinati agli enti che non hanno fatto in tempo ad accreditarsi al finanziamento del primo decreto, i cui fondi si sono rapidamente esauriti. Entrambi i decreti hanno affiancato allo stanziamento dei contributi una semplificazione delle procedure burocratiche per poter accelerarne la ricezione da parte degli enti e far così partire i lavori il più rapidamente possibile.  

‌Indagini‌ ‌diagnostiche‌

Come detto in precedenza, strutture di costruzione obsoleta, vulnerabilità alle calamità naturali e rara predisposizione al rispetto delle norme di sicurezza rendono gli edifici scolastici italiani potenzialmente in pericolo costante. Certo, questo pericolo non è del tutto imminente al punto da rendere inagibili i locali per studenti e insegnanti, ma l’insieme delle problematiche sopra elencate rende tendenzialmente consigliabile un monitoraggio frequente delle condizioni strutturali degli edifici. Se pareti e fondamenta sono tra le componenti più solide, solai e soffitte risultano essere le zone che maggiormente rischiano di subire danni e, soprattutto, di causare problemi in caso di crollo. Per garantire controlli più frequenti e soprattutto più accurati, il Governo nell’agosto del 2019 ha ratificato un decreto con l’obiettivo di finanziare indagini e verifiche dei solai e dei controsoffitti degli edifici scolastici pubblici a rischio, investendo per tale attività una cifra vicina ai 40 milioni di euro. Il contributo, come gli altri finora analizzati, è diretto agli enti locali che hanno la responsabilità delle sedi scolastiche e che, dunque, potranno impiegare i fondi affidando i lavori sia a liberi professionisti che aziende specializzate, assicurandosi però che le attività di controllo e sorveglianza avvengano correttamente e nei tempi previsti.

Mutui‌ ‌BEI‌

La situazione sui generis dell’edilizia scolastica italiana ha portato il Governo a coinvolgere per l’agevolazione di interventi di messa in sicurezza ed efficientamento energetico delle strutture, anche enti comunitari come la Banca Europea degli Investimenti e la Cassa Depositi e Prestiti. Con un decreto ratificato nel 2015 in collaborazione tra Ministero dell’Istruzione, dell’Economia e delle Infrastrutture, viene previsto un programma di concessione di mutui di durata triennale a carico dello stato, che le Regioni possono stipulare con i due Enti sopra citati. Il contributo inizialmente previsto è stato di 40 milioni, poi aumentato l’anno successivo a 50. Per potersi aggiudicare la propria quota di contributi, le Regioni devono prevedere interventi mirati di ristrutturazione, nuova costruzione, adeguamento antisismico ed antincendio, con queste due tipologie di attività che risultano essere prioritarie per poter scalare la graduatoria. Una volta certa dell’affidamento della somma, la Regione può quindi aprire il bando per l’assegnazione dei lavori, verificando i requisiti delle aziende aggiudicatarie e monitorando modalità e scadenze degli interventi. Chiaramente, vista la molteplicità di attori in campo, il controllo incrociato risulta essere sempre più fitto, allo scopo di evitare sprechi e accertarsi che l’intera quota di finanziamento venga utilizzata per gli interventi e le attività previste dal piano regionale.  

Programmazione‌ ‌Nazionale‌

Gli interventi finanziati dai mutui BEI (1300 attività di messa in sicurezza, manutenzione e ristrutturazione per un totale di circa 905 milioni) sono soltanto l’inizio di un vero e proprio piano nazionale per l’edilizia scolastica varato dal Governo del 2015: si tratta di un piano triennale per poter far fronte ai più di 6000 interventi che sono stati richiesti dalle Regioni, e a cui lo Stato proverà a far fronte con un investimento di circa 3,7 miliardi di euro. Le Regioni stesse saranno affidatarie delle somme stanziate, che verranno poi indirizzate agli enti locali in base agli interventi da applicare sugli specifici edifici scolastici. Lo sforzo dello Stato, in comunione con gli enti europei, è funzionale alla messa a norma di tutte le strutture che ancora risultano carenti dal punto di vista della sicurezza, a causa di impianti obsoleti o di costruzioni risalenti al periodo precedente alle seconda guerra mondiale. L’obiettivo è dunque quello di mettere un punto su tutti i dubbi di agibilità delle strutture ed, in più, procedere con costruzioni aggiuntive per garantire i livello di istruzione più efficiente e funzionale possibile per le migliaia di studenti che popolano il nostro Paese.   ‌

Scuole‌ ‌Sicure‌

La consapevolezza di un bisogno evidente di intervenire sulla sicurezza degli edifici scolastici italiani non nasce però soltanto negli ultimi anni: già nel 2014, infatti, con la delibera del Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica (CIPE) sono stati stanziati 400 milioni per la messa in sicurezza e la messa a norma degli edifici scolastici, in base al capitolo #scuolesicure. Attingendo da questo fondo, con il Decreto del “Fare” il Governo ha potuto utilizzare 150 milioni per finanziare attività ed interventi atti a certificare l’agibilità e mettere a norma secondo le indicazioni del Miur più di 700 edifici. I ribassi d’asta dei bandi non aggiudicati sono stati inoltre funzionali per l’attivazione ulteriori interventi, di cui ad oggi sono già stati conclusi circa 500. Da quasi un decennio, insomma, le discussioni sulla problematica della sicurezza scolastica sono state affiancate da un impegno concreto, fatto di fondi e finanziamenti di diversa natura per agevolare il lavoro di Regioni ed Enti Locali, allo scopo di perseguire pedissequamente le direttive del Miur e implementare le strutture scolastiche rendendole a norma ed agibili lungo tutto il territorio nazionale.

Scuole‌ ‌Belle‌

Oltre alla sicurezza, considerata giustamente prioritaria e quindi finanziata dal numero maggiore di fondi, non bisogna però trascurare l’attrattività dei plessi scolastici, fondamentale per poter migliorare il benessere di studenti ed insegnanti. Nel 2014 è stato dunque attivato il capitolo #scuolebelle per poter finanziare piccoli interventi di manutenzione, decoro e soprattutto ripristino funzionale di alcuni spazi in moltissimi edifici scolastici italiani. Si parla di circa 8mila scuole per totale di 150milioni di euro investiti soltanto nella prima tranche di finanziamento del 2015, che ha portato a più di 10mila interventi effettuati già nel primo trimestre del 2016. L’investimento è stato reso operativo dalla legge di stabilità del 2015 ed ha prodotto così una serie di attività che ha sensibilmente migliorato l’aspetto estetico e funzionale delle strutture, rendendole maggiormente accessibili e confortevoli. In questo caso i fondi vengono erogati dal Ministero direttamente alle scuole, con i dirigenti scolastici che, una volta accreditati al progetto, hanno il compito di emanare il bando e sovrintendere al corretto svolgimento dei lavori. Il capitolo #scuolebelle aggira dunque la comune procedura di passaggio per gli Enti Locali, andando direttamente al cuore del problema e coinvolgendo in prima persona le scuole: ciò attiva senza ombra di dubbio il senso di responsabilità dei dirigenti, i quali conoscono meglio di chiunque altro i parametri di miglioramento dei propri plessi e possono così utilizzare i fondi in maniera mirata evitando gli sprechi.  

Fondi‌ ‌PON‌

La stretta collaborazione da parte dello Stato Italiano con le Istituzioni europee non si concretizza soltanto con i mutui concessi dalla BEI, ma nel tempo sono stati tracciati dei progetti importanti che hanno coinvolto in larga scala anche l’edilizia scolastica. Un esempio evidente sono gli interventi previsti nell’ambito del Programma Operativo Nazionale (PON), che ha utilizzato parte del Fondo Europeo per lo Sviluppo Regionale (FESR) per attività di miglioramento degli ambienti di apprendimento. Nel programma che è andato dal 2007 al 2013 sono stati avviati lavori per un totale di 240 milioni di euro, con interventi incentrati principalmente sull’attrattività degli impianti sportivi, la sicurezza e l’accessibilità dei locali e soprattutto l’efficientamento energetico. Sulla scia degli interventi già terminati con successo, il Miur ha in seguito autorizzato ulteriori attività da applicare nello specifico in Campania, Calabria e Sicilia, raccogliendo in totale dal FESR più di 400 milioni di euro. Il successo del programma operativo 2007/2013 ha portato, dunque, a un nuovo progetto da svolgersi nell’ambito del PON 2014/2020, con uno stanziamento di altri 380 milioni da utilizzare per migliorare l’accessibilità dei plessi scolastici ancora in difficoltà e la messa a norma degli impianti. L’attenzione all’efficientamento energetico rimane prioritaria ed è, ad oggi, la tipologia di attività che ha coinvolto la maggior parte dei fondi utilizzati per gli interventi negli edifici scolastici.

Scuole‌ ‌Antisismiche‌

Come già anticipato in precedenza, l’alta incidenza di fenomeni sismici sul territorio italiano ha ormai da tempo allertato i vertici del Governo italiano, i quali hanno in più riprese provato a monitorare l’adeguamento degli edifici alle norme antisismiche e la sicurezza strutturale in particolare dei plessi scolastici. Nel 2015, infatti, con Decreto del Ministero dell’Istruzione sono stati autorizzati interventi regionali mirati proprio all’adeguamento antisismico degli edifici scolastici, con un investimento di circa 37 milioni di euro. L’accreditamento degli enti locali per aggiudicarsi i fondi è stato reso possibile entro 10 mesi dalla pubblicazione della legge in Gazzetta ufficiale, ma chiaramente le tragedie accadute in Marche, Umbria, Lazio ed Abruzzo nei due anni successivi hanno palesato una particolare lentezza nel recepire gli input del Ministero ed i danni subiti dalle strutture ne sono la naturale conseguenza. Direttamente collegati al decreto del 2015, sono stati di conseguenza stanziati ulteriori fondi mirati proprio per le Regioni maggiormente colpite, aggiungendo inoltre per le annualità dal 2018 al 2021 particolari finanziamenti alle divisioni della Protezione Civile impegnate nel processo di ricostruzione delle aree danneggiate. Queste misure, unite alla Sisma 120 di cui abbiamo precedentemente parlato, hanno provato ad accelerare il percorso per un completo ritorno alla normalità per le popolazioni martoriate dal terremoto, con in particolar modo un rapido ritorno all’agibilità per gli edifici scolastici maggiormente danneggiati.  

Scuole‌ ‌Nuove‌

Oltre al miglioramento e la messa in sicurezza degli edifici già esistenti, non si è mai arrestata la volontà di procedere con la costruzione di nuove strutture e nuove sedi scolastiche, per poter offrire un servizio di istruzione sempre più adeguato alla richiesta crescente in ogni zona del territorio italiano. Per far sì che questo processo di ampliamento potesse procedere senza intoppi, lo sblocco della legge di stabilità del 2014 ha permesso lo stanziamento di 244 milioni equamente suddivisi tra il 2014 ed il 2015 per l’apertura di nuovi cantieri per l’edificazione di scuole e la completa ristrutturazione degli edifici più obsoleti. Hanno beneficiato di questo finanziamento più di 400 comuni, mentre per quanto riguarda Province e Città Metropolitane, ulteriori 100 milioni sono stati concessi tra il 2015 ed il 2016. La priorità e la graduatoria dei progetti da finanziare è arrivata al Presidente del Consiglio direttamente dai sindaci, i quali hanno stilato una sorta di relazione sullo stato degli edifici scolastici del territorio e ratificato progetti per la ristrutturazione o la costruzione di nuove strutture. Un processo che, dunque, è partito dal basso, da chi meglio di chiunque altro conosce le necessità del territorio, e che ha potuto così incanalare il flusso di denaro, calcolato in una media di circa 500mila euro a cantiere, verso progetti efficienti ed in grado di migliorare il benessere della società.  

Poli‌ ‌per‌ ‌l’Infanzia‌

Per concludere il vasto panorama di iniziative e investimenti atti a migliorare l’edilizia scolastica italiana, particolare risalto ha avuto nel 2017 il capitolo del decreto legislativo n.65 relativo al miglioramento e la costruzione di nuovi istituti innovativi per l’infanzia. L’attenzione per i più “piccoli”, per i bimbi che per la prima volta lasciano le mura domestiche, è sicuramente fondamentale per garantire tranquillità ai genitori ed un percorso funzionale all’inserimento nel mondo della scuola. Proprio per questo motivo la creazione di poli innovativi, in grado di permettere agli insegnanti un approccio differente con molteplici attività sempre più stimolanti, è stata incentivata grazie allo stanziamento di un massimo di 150 milioni nel triennio che va dal 2018 al 2020, fondi emanati dall’INAIL direttamente alle Regioni nell’ambito dei progetti di investimenti immobiliari previsti dalla legge. L’accesso ai fondi viene vincolato a delle proposte di creazione di poli innovativi che arrivano direttamente dalle Regioni, le quali hanno la possibilità consegnare fino a tre progetti. Successivamente è il Ministero dell’Istruzione ad autorizzare la concessione dei fondi, che saranno poi ripartiti dalla Regione agli enti locali in base alla manifestazione di interesse al progetto in questione. Gli aggiudicatari saranno infatti individuati e selezionati in base ai criteri definiti dalla Regione stessa in base al progetto, criteri inderogabili e che risultano definiti sin dal bando iniziale stilato per la concessione delle risorse.