8 Marzo 11:00-12:30 Sala: Convegni C1 - Teatrino Lorenese

Dalle STEM (Science Technology Engineering Mathematics) alle STEAM (Science Technology Engineering Arts, Mathematics)

Di recente la Finlandia ha reso l’apprendimento interdisciplinare centrale per l’istruzione degli studenti. Viene richiesto agli studenti di “pensare” come uno scienziato, come uno storico o come un filosofo contemporaneamente. Un modo per sviluppare le competenze che oggi sono necessarie sia nel mondo del lavoro che nella nostra società. Alcune competenze di cui si parla spesso come il problem solving dipendono infatti dalla capacità di riunire elementi disparati per poi sintetizzarli e creare qualcosa di nuovo. Dobbiamo cioè scardinare alcuni capisaldi del secolo scorso e che quasi mai vengono messi in discussione e neppure percepiti come problematici. Si tende a pensare che l’innovazione nella scuola sia in grado di sviluppare competenze e realizzare questo “miracolo”. La tecnologia in sé non garantisce alcuna innovazione se alla base manca l’abilità di attingere a settori diversi. E’ questa capacità combinatoria che spesso, ad esempio, determina il successo di molte start up che nascono magari in un garage, che non producono quindi nessun manufatto ma sono in grado di utilizzare in modo nuovo e diverso conoscenze e risultati ottenuti in settori diversi. Gli studenti però difficilmente potranno imparare a pensare in modo multidisciplinare se non avranno degli insegnanti che a loro volta avranno conoscenze adeguate in più materie e sapranno collaborare in modo integrato. Tutto questo non avviene ordinariamente nelle nostre scuole. In Italia infatti abbiamo oltre 80 diverse classi di concorso e nell’Università oltre trecento settori disciplinari. Una proliferazione figlia di esigenze accademiche o sindacali più che scientifiche. Per superare questa frammentazione anche dei profili professionali in uscita il mondo produttivo ha cercato di creare nuovi percorsi di studio come nel caso del consorzio MUNER in Emilia Romagna che ha ibridato settori disciplinari nel settore automobilistico dove un ingegnere oggi deve avere competenze meccaniche ma anche elettroniche e non solo. Le capacità cognitive di routine, quelle che sono anche più facili da insegnare e da verificare, sono anche quelle destinate ad essere digitalizzate e magari affidate ad una intelligenza artificiale più veloce ed economica. A Rovereto è stata aperto da alcuni anni un Liceo STEAM Internazionale che realizza questa “ibridazione” disciplinare tra materie scientifiche ed artistiche. Una esperienza che è stata seguita in questi anni da altre scuole. Percorsi analoghi sono stati intrapresi dagli ITS che con una struttura dinamica e flessibile puntano a formare negli studenti competenze che guardano al mondo del lavoro ed ai suoi continui sviluppi.
Lo sviluppo delle competenze, quindi, non può avvenire senza un profondo cambiamento del modello scolastico e di quello universitario ancora troppo legati ad una tassonomia disciplinare novecentesca che si fa fatica a superare. Se è vero che anche la rappresentazione e la diffusione delle conoscenze che oggi circolano in rete privilegia appunto le connessioni tra i contenuti, i link tra le pagine del web generando un gigantesco ipertesto sempre in movimento, dovremmo ripensare in modo radicale anche quanto avviene nella scuola e nell’università. Questa situazione è anche alla base del fenomeno dei NEET e del mismatch tra domanda e offerta del mondo del lavoro: in moltissimi casi il lavoro c’è ma non ci sono le competenze adeguate degli studenti. In Italia 1 studente su 4 vive in questo che potremmo chiamare “limbo”. Un mondo di mezzo nel quale galleggia più del 20% (23,2%) degli studenti: una percentuale tripla rispetto alla Germania (7,7% ) e doppia rispetto alla media europea. Al problema della mancanza di competenze adeguate si aggiunge in Italia anche il peso di una cultura familistica che tende a procrastinare i tempi di entrata nel modo del lavoro e a mantenere gli studenti in famiglia.


Relatori

Conduce

  • Beppe Severgnini (editorialista Corriere della Sera)

Partecipano

  • Prof. V. Schettini (docente di Fisica; autore di: La fisica che ci piace)
  • Dott. A. Galansino (Direttore Generale della Fondazione Palazzo Strozzi di Firenze; già curatore per la National Gallery e il Louvre)

Introduce

  • G. Biondi (responsabile scientifico Didacta; già Presidente INDIRE e Capo Dipartimento MIUR)